“Quando era piccolo, Pietro non voleva mai mangiare la minestra e faceva un sacco di capricci”. Comincia così Cornabicorna uno dei più conosciuti classici illustrati editi da Babalibri: con un bambino che fa i capricci rifiutandosi di mangiare la minestra. E con il severo avvertimento di suo papà, che gli risponde: “Ma tu lo sai che cosa succede ai bambini che non vogliono mangiare la minestra?”. Indovinate un po’, in questi casi, quando non c’è proprio più nulla da fare cosa si fa? Si chiamano i rinforzi: a mezzanotte la strega Cornabicorna andrà a trovarli e gli farà così tanta paura che il giorno dopo la minestra se la mangeranno eccome. Anche se Pietro non ci crede, quella notte Cornabicorna compare nella sua camera e…
Si potrebbe pensare a uno sviluppo che più classico non si può, con il bambino che alla fine mangia quella benedetta minestra, e invece, non sarà così.
Di fronte a una minaccia Pietro trova il coraggio di affrontare la strega e raggirarla con uno stratagemma. Alla fine la minestra non la mangerà, contrariamente a quanto un lettore potrebbe aspettarsi, perché non è questo il vero fuoco del racconto. C’è un bambino che guarda in faccia alla sua fonte d’inquietudine, che gestisce con padronanza e fermezza una sua emozione e vince su ciò che lo spaventa. Un bambino che impara ad essere coraggioso. Che impara ad essere sicuro. Che costruisce, da solo, la sua identità.
Cose ben più importanti rispetto a mangiare zuppe, ortaggi e verdure.
P.s.: e comunque le verdure bisogna mangiarle 😉
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